Del coraggio

Ho di nuovo mal di stomaco.
In questo periodo ho un dolore tenace che si sposta nel corpo come una pallina da flipper, un paio di giorni staziona nel collo, una settimana nello stomaco, tre settimane nel braccio, un giorno nella fronte.
A volte si posiziona a lungo sulla pelle increspandola e bruciandola.
E’ una presenza costante che in alcuni giorni mi tormenta senza tregua.
Credo sia un modo strambo del mio corpo di ricordarmi che è vivo, in barba alle limitazioni, che ha bisogno di cure e attenzioni, di un minimo sindacale di contatto umano e che non se ne fa niente di un fisioterapista che lo tocca attraverso una tuta da astronauta per paura di morire contagiato.
E’ diventato un corpo sofferente e insofferente.
Me lo sta dicendo in tutti i modi ed io lo ascolto, tutti i giorni, ma posso fare poco.
Sabato lo porterò a mare.
Un giro clandestino è ovvio, ma serve luce, serve aria un po’ più pulita e una parvenza di normalità.

Continuiamo lentamente a perdere libertà e diritti, di settimana in settimana ci sono sempre meno cose che si possono fare, meno colori in questa nazione che lentamente diventa di un unico insopportabile pantone.
Perdiamo grandi diritti e piccoli piaceri in egual misura eppure rimaniamo in silenzio e mangiamo un cono gelato di nascosto.
Ci stiamo abituando a correre a casa entro le 22.00, a videochiamarci, a condividere la password di Netflix, a fare i corsi online, a non toccarci più.
Pensiamo ingenuamente che la nostra vita tornerà come prima, ma diventa sempre più chiaro che ci sbagliamo, che qualcuno non lo permetterà, che giorno dopo giorno ci abitueremo a non avere più niente da fare dopo il lavoro, o probabilmente a non avere più un lavoro.
Probabilmente non avremo più una vita degna di questo nome.

Dio, come vorrei parlare di cagate inutili, delle scarpe da ginnastica che vorrei comprare e lamentarmi dei negozi cari.
Invece leggo, cazzo, leggo tutto quello che mi passa tra le mani, ascolto e cerco informazioni.
Mi sentivo fiera di essere una di sinistra che comprava Left e più tardi Internazionale, mi sentivo inclusiva, moderata, aperta e multiculturale, sognavo un mondo senza confini e senza barriere, io, che non avevo neppure i soldi per andare in Croazia.
Ma questo era il sogno che dovevamo sognare tutti e mi adeguavo sentendomi controtendenza nella mia omologazione.
Sono bastati pochi mesi e quando il velo di Maya è caduto le mie certezze si sono schiantate.
Ho passato molte notti insonni, perchè dover ammettere a se stessi di aver preso un abbaglio tanto clamoroso non è cosa da poco. Rendersi conto dell’imbroglio e ammettere di essere stati ingenui costa fatica.

“Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare.”
Eraclito

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